Apro al suono del campanello, tolgo il gancio anti-bazuka-dei-noti-vendiscope alla porta ed eccola lì: Paola è decisamente cambiata. In un decimo di secondo noto che ha tolto gli occhiali, i capelli sono più lunghi e più curati, con una bella piega ondulata tenuta viva con la schiuma modellante; il trucco è discreto e naturale, e non ha più bisogno di coprire col fondotinta i brufoletti, che sono scomparsi. La postura è eretta e sicura, agganciata alla bella borsetta Fiorucci; e poi l'abbigliamento: smaltito qualche chilo, il jeans elasticizzato le calza alla perfezione, e il maglione nero morbido che scopre la spalla non sembra affatto voler nascondere niente di imperfetto.
Accidenti, non l'avrei mai riconosciuta per strada... Anzi, ecco, probabilmente sarà questa la causa di una delle mie figure con gente che mi saluta e mi sorride e fa pure cenno di fermarsi...ma io non dò corda, si sa mai, per una di quelle vicende della privacy...
Dopo esser rimasta per cinque secondi buoni a bocca aperta, faccio "Ciaoooo!!! Che sorpresa! Mio dio, ma sei tu? Stai un incanto!"
Paola arrossisce un po', si stringe nelle spalle. Entra a passi lunghi e lenti, e mentre chiudo la porta alle sue spalle risponde "Sì, non ci credo bene ancora neanch'io di esser qui da te. Ho pensato che anche se era passato tanto tempo magari non avevi cambiato numero...non mi costava niente". Paola è di poche parole, le sue frasi sono sempre asciutte e misurate, e quello che non le esce è trattenuto dalla sua inconfondibile discrezione.
Andiamo in cucina dove io devo ancora finire il mio pollo...sinceramente è un po' stopposo e mi stava venendo a noia. Però magari è una buona occasione per rosicchiare piano, che così sembra pure che sia più interessata a quello che mi raccontano che al cibo... del resto è vero! E poi lo sanno tutti che davanti al pollo viene più spontaneo ciaccolare delle cavolate, dev'essere per questo anzi che non si deve mai preparare pollo per quelle serate galanti in cui si immagina che arrivi un anello di fidanzamento... il pollo è anti-serio, è da serata con amici, da pollo-party! E' così poco serio che nella pubblicità dei bastoncini di pollo c'è un pollo che raccomanda di comprarli...ehm, sì: dunque pollo per le occasioni con gli amici, sì non fa una piega. Devo tenere a mente questo mio ragionamento.
Paola mentre si siede racconta che è uscita tardi dal nuovo lavoro e che non ha ancora cenato: che c'è di meglio di un mezzo pollo con patatine ancora tiepide? Eehhh?
In realtà glielo dò ancora più volentieri perchè Giuliana non se lo merita proprio, neanche freddo di frigo coi brufoletti di muffa sopra... comunque incredibile: un quarto d'ora fa ero tutta concentrata sull'acidità della mia coinquilina stronza, e ora la sto dando in pasto a qualcuno! Sono le storie di vita di cui mia nonna mi diceva.
"Così dopo aver fatto la mia esperienza in Inghilterra ho capito che là non potevo stare, che il clima è troppo grigio e la gente troppo fredda. Sono luoghi comuni, ma sono veri. Però prima di venir via mi sono iscritta al corso breve di traduttori, così se torno là so cosa fare."
La ascolto mordicchiandomi l'unghia del pollice sinistro, rapita e ipnotizzata. Paola all'università era un genio, un modello. Ha fatto benissimo tutti gli esami, tanto che ha finito in tempi record e poi è volata a fare un master a Londra, a numero chiuso ovviamente, con borsa di studio per merito. E tutto ciò che ha fatto lo ha fatto sempre capendo e gustando fino in fondo ciò che poteva apprendere per sè da ciò che studiava, a prescindere da tutto e tutti. Lei è un modello da seguire... e infatti l'ho persa di vista.
"Ora qui lavoro in una casa d'aste. E' un bel lavoro, a tratti noioso, specialmente quando devo seguire le gare telefoniche se manca la collega. L'ho accettato con piacere perchè permette di fantasticare su tutte le storie che stanno dietro agli oggetti che arrivano lì. Per esempio a me piacciono gli oggetti sconosciuti, minuti, piccoli fuori e dentro, sai quegli oggetti di cui nessuno si cura, che si trovano solo su sparuti cataloghi per feticisti. Ecco, secondo me tutti dovrebbero adottarne uno e prendersene cura, perchè possono far capire ad ogni persona molto di sè."
"Un feticista in casa? Sa fare la lavastoviglie?" dico io scoppiando a ridere.
Scoppia a ridere anche lei, ma per rigore precisa: "Gli oggetti strambi".
Oh, io ho già Giuliana. Oggetto inutile. Però non lo dico, si sa mai che poi loro due si incontrino e scoprano di essere sorelle separate da piccole, o amiche di ciuccio all'asilo. Si sa mai, taccio.
Comunque non è cambiata: Paola era e sarà sempre così, vive secondo valori intimi tutti suoi, delicati e spontanei. Già, spontanei. Forse ne avrei bisogno. Però è una cosa che non so bene di che si tratti veramente. Ma a volte credo che ne avrei bisogno.
" E tu?" mi chiede, mentre infilza una patatina.
"Io lavoro alla Capitola editore. Non è male, ma non saprei dire bene perchè ho accettato questo lavoro..." - sto ricalcando il percorso mentale di Paola...eh, appunto, è il suo mica il mio, e infatti io lo uso in negativo: sbagliato, sto andando verso un vicolo cieco. Non dovevo dire così!
"Cioè, mi piace, scrivere per la gente, far sapere le cose come le dico io, ecco".
Paola mi guarda molto interessata, ed esclama "Sei proprio come già eri quando eravamo all'università" - Qui io alzo gli occhi perchè temo un insulto - "pratica, veloce , diretta. Non giri attorno ai pensieri per mille anni come faccio io per ogni minima cosa."
Sono un po' allibita, dopo le prime parole della frase pensavo la finisse diversamente. Del resto, perchè non ho considerato l'ipotesi che la mia amica, quella che credevo un'amica, che magari mi ha spiato per tutti gli anni di università dalla finestrina del cesso del corridoio dalla parte opposta dell'edificio, non mi avesse odiato segretamente allora e in tutto questo tempo, disegnando piani su grandi fogli A3 per decidere come raggiungermi, e magari andando dal chirurgo plastico con una mia foto e pregandolo di farla diventare come me, irraggiungibile, perfetta, invidiata fino alla morte, mentre lui la faceva sbattere fuori da un paio delle sue segretarie anoressiche? Perchè non ho considerato che fosse venuta qui a farmi fuori?
Ok, non è questo il caso ma il fatto di non averlo pensato prima mi fa pensare:
a) Io sono troppo ingenua e troppo buona;
b) Io in fondo Paola non l'ho mai conosciuta bene, per davvero. Nessuna di noi del gruppo dell'università sapeva sul serio cosa avesse dentro.
Mormoro un "Tu credi questo?" mentre continuo a pensare.
Dunque Paola per tutti questi anni mi ha creduto una riuscita nella vita, una con le carte giuste, una determinata e concentrata. Sono allibita. In effetti accade di credere che qualcuno sia una cosa diversissima da ciò che in realtà lui si sente. Però è pur sempre una parte, no? Io, Stella Merz, per il mondo sono una brillante ragazza con un futuro splendido e cento strade spianate grazie alla sua naturale voglia di fare e di migliorarsi: sì, lo sono!
"Sì, con i ragazzi eri una grande. L'opposto mio."
Ah, ecco. Con i ragazzi. E io che mi ero illusa di essere un modello, il modello, io per lei, l'essenza vera e celata di tutti i suoi successi, io che per un attimo mi son vista nel medaglione legato al collo, che Paola baciava prima di tentar l'esame per entrare al Master blindatissimo di Londra.
Okay.
"Naaaa, che dici. Non è così. Alla fine ho sempre raccolto gli sfigati."
Che detto a una che mi vede come una gran conquistatrice è darle della sottosviluppata. Ma degli effetti collaterali di ciò che dico me ne rendo conto sempre dopo...
"Cioè, volevo dire, in realtà l'importante è trovare quello giusto, perchè dall'esterno non si capisce come davvero è un ragazzo, e la maggior parte son gente che non vale. Anzi, si perde tempo."
"Però mi pesa non aver frequentato molto le serate universitarie, e tutte quelle occasioni in cui si conoscono persone... Ora mi voglio rifare!" Paola si illumina e fruga nella borsa appesa alla seggiola. "C'è un cliente affezionato della casa d'aste che mi ha regalato questi due biglietti, sono per entrare in un locale in centro, dove al giovedì sera fanno musica e spettacoli dal vivo. Ti andrebbe di venirci con me, così, per passare una serata diversa?" - Paola è nata in un paesino e qui in città non conosce molti luoghi di svago.
Un po' stupita dell'insolita intraprendenza, accetto: "Certo! Allora, dove si va di bello?"
Faccio quella esperta. Prendo i biglietti che sono ancora in una busta candida per dare un responso lecchino sul locale scelto. Ci leggo sopra: "Gigolo special night".
Oh cavolo.
Il blog riapre
3 anni fa
5 commenti:
che belle le donne che arrosiscono un po' e si stringono nelle spalle.
...vuoi che ti presenti Paola?... ah no, c'hai già una tresca tu... ;-)
passo per un saluto, sperando che tu stia bene e che la verve creativa non sia venuta meno.
nel caso in cui... beh... buon natale, eh? anche a paola, ovviamente
Caro Digito,
lo so, sembra un comportamento indegno. E lo è!
Però:
- mi si è rotto il computer
- mi sono laureata
- ho iniziato un lavoro lontano da ogni internet point!
Comunque, in fondo, lo so: non ho scuse.
Umili saluti :)
comportamento indegno?
mafffigurati... laureata? beh. fantastico. congratulazioni!!
auguro a tutti voi uno splendido natale, di cuore. :-)
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