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giovedì 8 luglio 2010

10 - Ci vuole chiarezza!

Basita. Scioccata. Senza parole. Non riesco a pensare. Le piace Edo, non ci posso credere... insomma, pacatamente e razionalmente, LO SPIEGO A LUI O A LEI CHE NON C'E' STORIAAA???

Sudo. Sono ancora accovacciata, per un po' me ne sto lì, perché devo pensare, anzi, sto lì mentre non riesco neppure a pensare. Le ginocchia me le sento sempre più incriccate, mi sa che l'olio che ci sta attorno, lì dentro, ma sì in quei sacchettini fuori dalle - ma attaccati alle - giunture sotto pelle, mi è crollato in qualche vescicola nascosta che probabilmente solo io ho nel mio corpo umano.

Quindi verranno a prendermi qui, con un elicottero che calerà una fune sinusoidale, costruita apposta per il mio caso, perché altrimenti non mi possono spostare da qui, e tutta la città osserverà l'operazione in tv, come si usa in America apposta perché non siamo in America. E gli scalpellini specializzati abbatteranno in silenzio ma affiatatissimi un po' di spigoli degli scalini, per favorire la discesa dell'attrezzatura. Mi imbracheranno come un sacco di budello naturale riempito di galantina, mi solleveranno e tutti vedranno che nella permanenza qui mi si sono formati degli orrendi cuscinetti di cellulite da decubito che traspariranno dalla gonna beige di fibra sottile che indosso oggi, peraltro anche grazie all'evidente stato di sudorazione che per quel momento avrò sofferto.

Passa un facchino che consegna la posta nel tratto di corridoio che stavo spiando qui. In effetti, mi domando, come mai non potrebbero mandare un forzuto inserviente a tirarmi su, al posto dell'elicottero con fune sinusoidale su misura, per portarmi giù a piedo, o semplicemente collocarmi sull'ascensore? Eviterei l'outing-cellulite.

Non lo so. Ma sì dai, devo essermi persa in una delle tante mie cazzate.
Prego il dio oliatore e tento di sollevarmi. Ce la faccio. Mi ha ascoltato. Non ci posso credere. Ce la faccio. Allora esiste senz'altro anche quella vescichetta nascosta nel mio corpo che i medici avrebbero scoperto solo in seguito e su cui avrebbero fatto una puntata di dott. House. Peccato, che occasione persa. Peccato anche perché avrei preso qualche cento euro dalle interviste e dalle foto su "Mado'?!"

Tornando a me e a Edo: eh no. Eeeeeehhh nooo!! No, no, no.
Ora vado dritto da lui e glielo dico. Cosa? Cooosaaa? Intendo: cosa gli dico?? Che la più zoccola del nostro quarto di stabile sta lasciando la sua scia viscida dietro i tacchi delle sue scarpe? O che se il direttore uno dei prossimi giorni lo avvicinerà come un cacciatore si ingrazia la quaglia prima di schioppettaci addosso, deve semplicemente ignorarlo come farebbe un fagiano da corsa con una bicicletta in sconto nella vetrina del suo spacciatore di becchime?? Voglio dire, il paragone è chiaro!

Anzi, userò proprio queste immagini. Sì insomma, le immagini parlano da sole... lo diceva sempre la prof ignorante di educazione artistica delle medie, nonché un prof intelligentissimo di un corso opzionale di Semiotica dell'Università, che ho smesso perché non ci capivo tantissimo e poi era sovrapposto alle puntate di Friends... anche se quella cosa delle immagini che parlano l'ho trovata forte e non me la son mica dimenticata!
Io ho un sacco di immagini. Quando vado dalla Chicca, la mia amica parucchiera, mi dice che ho un sacco di memoria visiva perché se copre il numero di Novella 2000 mostrandomi un pezzo della copertina, ragazzi, lo riconosco senza fallire mai! E poi me le vedo nella testa le cose, io. Quindi basta che pensi a come, con sincerità, mi vedo Edo dentro, e troverò cosa dirgli. Sì.

Intanto inizio a salire le scale. Per non far la figura di quella che spia sono stata costretta a tornar su a piedi, l'ascensore ce l'avevano davanti quelle due oche, e mica potevo spuntargli lì da dietro la pianta. Così mi son mantenuta rasente para para al muro e ho imboccato la rampa. Per non far rumore mi son tolta le scarpe, se no se mi sentivano pensavano che spiavo. Acide streghe.

Allora... mmmmhhh... dicevo. Che gli dico a Edo. Che mi deve dare retta, che deve stare attento a chi gli gira attorno... e che dobbiamo assolutamente vederci per parlare. E che un fagiano assieme a un'oca non s'è mai visto, mai mai mai. Anzi, ecco, parlerò per immagini, come mi ero proposta: mi sento coerente e adulta. E poi mica è vero che quelle lezioni non le capivo, forse la Semiotica ce l'avevo già tutta dentro e non avevo bisogno di sentirmela spiegare. La Semiotica è la scienza dei segni e io a dar segni sono imbattibile. Vedrai che segni che ti do, Edo, stai a vedere.
E poi anche Barbara d'Urso quando commenta i casi di cronaca col criminologo dal ciuffo da gallo cedrone, tanto grigio quanto arzillo, dice che le immagini parlano da sole.

Ora davanti a me, in corridoio, vedo un gran pollaio. Le signore delle pulizie stanno alle macchinette, sono in pausa. A una cade il sacchettino di Fonzie. Cazzo, claro: il becchime!
Scuoto la testa e l'immagine se ne va assieme alla paletta della tipa che si rimette magicamente in moto.

Entro in ufficio. Mi siedo. Accendo il PC, c'è la... la sigla, si sta avviando. Mi giro e vedo Edo che raspa in un pacco di fogli. Sono un po' spiegazzati e non hanno l'aria di essere fogli "di lavoro". Poi starnutisce... forte, pure. S'è messo il gel, stamane. ma toh, tugguarda che caso. L'immagine è chiara, chiarissima.
Ed ecco i suoni. Sento dei tacchi alle mie spalle, mi suonano tacchi da oca... il becchime, proprio fuori la porta... E' chiaro, è tutto chiaro. Devo agire, devo AGIRE PER IMMAGINI (credo fosse il titolo del testo delle Medie. Tutto torna. Claro, claro amigo!).

"Che fagianetto..." inizio a dire, sommessamente. Non mi ha sentito.
"I fagiani adorano... le Fonzie... e quando un'oca manda loro una mail fanno chicchirichì". Il volume era sufficiente stavolta.
Edo si gira, un po' confuso: finge di non trovare quello che cerca. E' evidente che finge. Certo che così indaffarato non l'ho visto mai. Tugguarda eh?
Chissà su che cavolo di fogli se le è stampate le mail dell'oca da competizione. Mi irrita vederlo improvvisamente così idiota e impacciato.
Proseguo. "Ti ha detto che è una colombina candida e fragile, ma è un'oca. Si riconosce dal portacoda, lo sai vero? Il portacoda delle oche è ricoperto da penne molto più dure e spesse. Per quello le oche scrivono un sacco, un sacco di mail".

Ho come la sensazione che la situazione delle immagini mi stia leggermente sfuggendo. Sorrido in modo intelligente, ma improvvisato, per cercare una sintonia. non può non capire. Ma il suo sguardo è - esagererò per manie di impeccabilità d'analisi - imbarazzato. Mi fissa e arrossisce, mentre tiene una spalla bassa, tentando di ripigliare l'angolo di un foglio che gli è caduto a terra, di fianco alla scarpa. Mi fissa la spalla, e non dice nulla.
Non ha il coraggio di parlare. Claro. Claro. Ha colto.

"Ok ragazzi, direi che può bastare. Video ufficio 12 piano 5 completato".
Ma che cavolo...
Mi giro. Alle mie spalle una piccola troupe con velocità cinese sta smontando un faretto. Sono due uomini e una donna, e indossano tutti una maglietta con scritto "Derby consulenze".

"Ssstell...la... sono i signori dell'agenzia analisi produttività... ri...cordi che dovevano venire oggi, vero?" E' ancora rosso e imbarazzato, Edo. Santo cielo, quella stronza già s'è impossessata della sua mente. Ok, ok, le mail si guardano più di una volta ogni tre giorni. Ma anche quella stronza lo deve lasciare in pace!