BLOGGER TEMPLATES AND TWITTER BACKGROUNDS »

sabato 13 settembre 2008

7 - Pelliccie da rugby

Esco adesso per colpa sua. Ecchè cacchio. Francesca inizia a darmi sui nervi. Non penserà mica di poter far sempre così, adesso.
Nella tarda mattinata torna su e, da brava suora mancata, attiva i sensori e percepisce che c'è un problema, macchè uno, che senso darebbe un solo problema al mondo? "qualche" problema: evvai, finalmente aveva qualcosa da fare, compulsivamente... tutte le volte che torna dal reparto di grafica ha una di queste somatizzazioni isteriche. Dovrò scoprire perchè.
Deve aver alzato qualche antenna magica dal suo polacchino mercuriale perchè dopo un nanosecondo che si è seduta si era già accorta:
a) che dovevo espiare di fronte a Dio (a Sassetti) qualche birbonata a cui non aveva assistito (hanno cookies questo genere di cose?);
b) che tra me e le due carciofe c'era un po' troppo silenzio;
c) che la vicinanza della mia scrivania a quella di Edo era decisamente impudica. Sì, son sicura che questo elemento maschile nel nostro ufficio la turba un po'.
E che fa allora? Mi fa sedere in mezzo - sì! come all'asilo! - a Greta e Lucrezia perchè...non ho il libro -no, perchè assieme rivedessimo e stendessimo la bozza del comunicato stampa che era già stato steso da Greta e che era bell'eppronto per essere inviato stasera. Che nobile azione. Tutte insieme appassionatamente, per fare un lavoro inutile, stupido, ma che ci accomuna in un'esperienza come tre lupette; e magari usciamo e ci prendiamo una fetta di torta di patate della casa della prateria. Oh please.

Dimentichiamo i dettagli. Ora mi prendo un po' di aria fresca e mi guardo le vetrine del corso. Le rosticcerie sono ancora aperte, a proposito: che si mangia stasera? Non ricordo più se toccava a me o a Giuliana far la spesa per cena...uffa, ancora una volta oggi sono colpevole, per colpa della mia cazzutaggine. Fissata com'è quella là... e non ho voglia di un'altra discussione frustrante.
Ok, decido in fretta: mi infilo in un bel negozio, prendo qualche pezzo di pollo arrosto e una vaschetta di patatine.
Quando inizia Ottobre capita che in questi posti di generi alimentari già pronti e cucinati ti trovi a fare la coda dietro a delle olezzanti signore che spalmano la loro squallida pelliccia con robe che il ddt è un fiore di Bach a confronto, e che comandano il commesso giovane come se fosse il loro servo, forse sognando di essere per un momento le loro padrone...ma queste sono le stesse che d'Estate davanti all'intervistatore del tg che non ha nulla da fare, sulla spiaggia fanno le ninfe spensierate in flaccido tanga, che mangiano l'anguria buttando giù anche i semini, e mentre si sgocciolano un po' così innocentemente danno facili commenti pazienti e buonisti sui marocchini che ti assillano mentre sei sul lettino e sugli zingarelli che ti infilano la mano nella borsa alla stazione; ahimè sono loro. Mascherate.
Cerco di vedere il banco, di confrontare i prezzi, ma gli spallotti rigidi di una pelliccia restaurata continuano a venirmi contro le spalle come se si stesse facendo i giocatori di Rugby, costringendomi a grotteschi mezzi giri d'anca per non mostrarmi molestata da questi cosi davanti a tutti.
Ora veramente questa mi rompe, perchè dopo le prime tre spallottate, con la scusa di indicare il prezzo di un latte a lunga conservazione alle nostre spalle che non comprerà mai, mi dà pure una sfregiata in faccia col suo anellone da amante.
"Scusi ma può stare un po' attenta?" sbotto.
"Senta signorina, qui si sta fascendo tutti in fretta, non mi dia noia e si scansi, via."
Però. Mica per niente si sente dire "maledetti toscani". Ho pure avuto un ragazzo toscano, ma c'è sempre un momento della vita in cui capisci la verità dei luoghi comuni. E dei luoghi.
Taccio, sì. Meglio. Taccio.
Bisogna mostrarsi maturi in queste situazioni.
Sono giovane ma più matura di una cafona matura.
E pensare che la Toscana era la mia regione preferita.
Sì, taci.
E invece no, rispondo. "Abbia pazienza, ma qui gli animali non possono entrare, vivi o morti che siano. E per questa belva che ha addosso ci vorrebbe anche il porto d'armi".
Francesca, non dovevi farlo. E' tutta colpa tua.
In effetti mi è uscita grossa.
La signora si gira imbufalita mentre tutti attorno hanno iniziato a ridere e il sottomesso garzone è arrossito mentre le prendeva dall'affettatrice le ultime fette di crudo di parma, e non trattiene la risata. Ma ha paura lui per me, mi sa.
Lei spalanca gli occhi contro di me come se dovesse annientarmi atomo per atomo col suo raggio laser oculare. Ma io mantengo l'aria scocciata e superiore.
"Oh brava. Vorrà dire 'he la prossima volta mi sci metto io dietro a llei. hosì si guarda 'hè bestia c'ha llei." Che temperamento.
Non fiato, nel negozio tutti sono un po' borghesemente turbati ma fan finta di non aver sentito e si muovicchiano allontanandosi leggermente - ipocriti.
La signora intanto, mente inizio a ordinare io, ha preso il sacchetto dal banco ed è andata a pagare alla cassa. Io prendo il mio pollo e mi infilo in metropolitana.
Sono proprio stanca. Non riesco neanche a fare il mio giochetto underground - di solito fisso la gente che fa di tutto per distogliere lo sguardo, sempre timorosa e fintamente serena.

Entro in casa e non c'è nessuno.
Sul tavolo un biglietto di Giuliana: dice che farà tardi. Guardo il calendario e vedo che toccava pure a lei cucinare: se l'avessi fatto io mi versava il nero di seppia nel bucato dei bianchi a 90°! Onestamente avrebbe potuto mandarmi un messaggio, che se mi andava stavo fuori pure io con qualcuno a mangiare un boccone.
Però devo essere sincera: non me la prendo. Solo che a stare con una musona che ti fa sentire in colpa per tutto alla fine rischi di diventare come lei, almeno per ripagarla della stessa moneta. E non devo farlo.


Non mi va di diventare così. Da quando abito con Giuliana mi innervosisco spesso. Che faccio con tutto questo pollo, adesso? Bè, tanto per iniziare me ne pappo metà. Poi metto la sveglia per domani, se no mi cacciano.
Mentre mangio arriva un messaggio sul mio cellulare. Lo apro e inaspettatamente vedo che è di Paola, una delle amiche dei primi anni di università. Non la vedo da un sacco di tempo, mi chiede se stasera mi va di bere qualcosa con lei...
E' strano come vanno le cose. Noi due andavamo parecchio d'accordo, avevamo tante idee in comune, pranzavamo assieme e ci scambiavamo gli appunti. Poi abbiamo scelto dei corsi diversi al terzo anno, da lì una cosa tira l'altra e va a finire che lasci seccare delle amicizie fertili senza neanche accorgertene. Perchè non le annaffi e pensi che basti una pioggia ogni tanto. Quando hai tutto non ti rendi conto che devi continuare a dare, per costruire il tuo futuro. E così inizi a rimuovere dei momenti felici come se dentro di te ci fosse una di quelle casalinghe ossessionate che devono buttar via per pensare al presente del loro pulito perfetto e al futuro di "altro in senso indefinito": questa è la vera "foga".

Son contenta, la cosa è improvvisa e mi tira su dalla serata monotona. Avrei bisogno di qualcuno che in questa casa che divido con un'antipatica amorfa mi ravvivasse i pensieri, se no divento sempre più acida. Già guarda cosa ho combinato stasera in rosticceria... no però li c'avevo anche ragione.
Ora la chiamo e le dico di venire qui da me, anzi no, le mando un messaggio, così poi il resto ce lo raccontiamo dopo. Dopo quattro anni che non ci sentivamo. Strana la vita, per queste cose.

0 commenti: