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mercoledì 27 agosto 2008

4 - Sosteniamo Green Peace

Bah. La gente passa gli anni migliori e più freschi della propria vita a studiare: studia studia e studia che ti fa bene. Poi intravvedi la fine, ecco la laurea è vicina, tutti ti incitano a finire con uno sguardo paternalista da "benvenuto nel club" E VAI, tu la festa di laurea la fai e il lavoro te lo cerchi tutto contento di quello che ti sei messo dentro in tutto questo tempo, mio dio come ti senti pieno!
Metti piede nel tuo nuovo ufficio e ti accorgi che non è vero che tutti gli stronzi come Giuliana se ne stanno in università, no. Ce ne è un casino anche fuori.
E son lì. Che ti aspettano. Che aspettano che tu dica una parola. Per...farci non so cosa...anzi sì, per succhiare il tuo sangue, sì! Sono dei giganteschi pipistrelli che ti aspettano nell'androne di casa. E sanno come aspettare... e aspettano... Te!
E su chi fanno finta di vegliare loro? Sulle mummie impomatate, impanate e chiuse in un giganteeeeesco cofano. Qui lo dico e qui lo nego, ma sappilo: la verità è che sono tutti morti. E vogliono che anche tu diventi uno di loro! Non è terribile?? E qui non siamo in un video di Michael Jackson. Oh miodddìo!

Ok, ok. Mi sono un po' lasciata andare. E' che quando ho a che fare con Francesca, lì per lì con lei mi comporto bene, ma poi quando lei si allontana mi prende un'irrefrenabile voglia di prendere in giro qualcuno, o di seminare una piccola paura in giro.
Bene: nessun succhiasangue nè bende che camminano. Però resta vero che le varie Giulianas che qualche piano extraterrestre ha creato e disseminato per il mondo non sono tutte ricercatrici universitarie... ce la faranno entro il 2012 a portare a termine il loro piano malefico senza farsi beccare da quelli di X-files? Da quando mi sono accorta di loro, l'orda killer della zanzara tigre non mi spaventa più, anzi la tengo presente come la summa più sublime delle leggi di natura.

No, il mio ufficio non è poi malaccio, anzi. Però in tutte le cose per farcela devi avere la compagnia giusta. E non è proprio quella che mi è capitata, la compagnia giusta. Ma imbroccarne uno su tre è già una gran fortuna, e sugli altri ci posso lavorare: io penso che dalle persone si debba cercare di tirar fuori il meglio, far capire loro che ok, siamo diversi, ma sicuramente tra i tanti tipi di stanze che fanno la loro mente ce n'è almeno una dove si può chiaccherare pacificamente...no? Che bello questo ottimismo socializzante, per un attimo mi piaccio proprio .

Quando entro, Greta e Lucrezia stanno discutendo, e al mio "Ciao a tutti" non replicano in modo molto pronto perchè lo scottante caso dello smalto di Lucrezia si trascina da venerdì scorso e non si è ancora chiuso. Io comunque faccio finta di niente, anzi mi dirigo subito dall'altra parte della stanza e saluto con più calore Edo, il mio vicino di scrivania al quale mi sono proprio affezionata nel giro di questi tre mesi. Lui mi fa l'occhiolino lanciando una breve occhiata verso le altre due, ma sa che ho capito che è ancora per lo smalto, si mette a ridere con la schiena curva scuotendo la testa e mi fa capire che poi mi conta gli sviluppi della faccenda. In questo periodo tra me e Edo è nata proprio una bella amicizia, l'ho tenuto partecipe anche della serie dell'inarrestabile Ricki, anzi: resisterò fino alla pausa perchiedergli l'ennesimo consiglio? No dai, gli scrivo un bigliettino subito dopo che è passato il capo, così mi sento più al sicuro.
Però sarebbe meglio non augurarsi mai una ricognizione del capo. Infatti il signor Sassetti passa subito davanti all'ufficio, mi vede e anche se sta per procedere spedito torna indietro ed entra. Io fingo di esser molto presa da qualcosa sul mio computer, che in realtà si sta ancora avviando. Un po' ho paura.
"Buongiorno, signorina Merz. Ha comprato l'inchiostro che le serviva?". Cavoli, entra e si rivolge proprio a me, cioé: ha proprio notato che stamattina non c'ero. E secondo me Francesca non ha saputo raccontargli quello straccio di bugia in modo degno, avrà avuto scritto in fronte: LE STO MENTENDO, MI FRUSTI ADESSO. Cerco di tenere lo sguardo fermo e lo guardo negli occhi prima di rispondere: l'ho letto su Focus.
"Sì! Cioè... sono andata per comprarlo e poi quando ero al banco e stavo scegliendo la marca della cartuccia è entrato un tizio con in mano una bandiera di green peace seguito da una troupe televisiva e indicandomi ha gridato: 'E' gente come lei che avvelena le nostre balene!', dopodichè il figlio del negoziante lo ha cacciato e ha chiamato la polizia, ma io mi sentivo troppo colpita da questa storia e così ho deciso di tornare senza comprare niente e volevo proprio mandare una mail in Direzione per consigliare una scelta etica ambientalista circa i materiali di scrittura e stampa che si usano in azienda..." - Oh mamma mia, dove cavolo era compressa 'sta roba?
Il signor Sassetti resta in silenzio, fissandomi, per qualche secondo. "Interessante. Ma noi siamo una casa editrice, e la sua proposta rimetterebbe in discussione quintali di materiale... non trova?". Però non mi fissa come se fossi una totale deficiente, no, gli ho posto una questione che non può scartare a priori! chissà se avrà presto l'energia per ritornare a pensare che la mia è una palla colossale...ehi, ho tirato la palla e l'ho colpito, stai a vedere che l'ho colpito!
"Sì, lei ha ragione. E' che...non so" - mi fingo imbarazzata per essermi mostrata per quello che ahimè sono, una donna tanto sensibile da esser deragliata dalle esigenze materiali dell'azienda per cui opera onestamente... percepiscilo signor Sassetti, percepiscilo!
A quel punto il capo fa un passo indietro, guarda la scrivania per tre secondi e dice: "Ne riparleremo con qualche collega, casomai, dopo che avrò letto la sua mail di proposte. Buon lavoro!".
Uao. 'Ne riparleremo?' Alla prima plurale? Mi chiama in consiglio, mi solleva con un cricket in mezzo al tavolo e mi fa parlare davanti a tutti esponendo la mia genialata tra bottiglie di champagne?
Greta è rimasta bloccata a sbavare davanti al capo e riattiva la mascella rigida per il saluto militare quando lui esce. Percepisco chiaramente il calore dell'ammirazione divertita di Edo, e l'ondata di incazzamento crescente di Greta... Francesca quando arrivi?

lunedì 25 agosto 2008

3 - Fidi polacchini

Non tutto il male vien per nuocere. Chi viene è Francesca, il che se proprio non è il male non è neanche il bene, perchè è quella che ancora per qualche mese deve affiancarmi e soprattutto controllare che il mio lavoro al computer sia fatto per benino e secondo i tempi...già. Nota dolente. Non vien per nuocere perchè così mi libero del fico secco che mi si è impiastricciato sotto il tacco e che accenna ancora per l'ennesima volta a parlare.
Appena scorgo avanzare alle spalle di Ricki il marroncino scamosciato dei polacchini di Francesca mi fiondo verso di lei perchè non voglio che lui assista a un'eventuale mia lavata di capo... uffa a pensarci bene mi sono messa un po' nei pasticci con questa faccenda della 'gentilezza'....a esser troppo 'gentile' rischi che il beneficiario della tua 'gentilezza' metta tra te e la conferma del tuo contratto qualche maldicenza: mobbing! Così va il mondo, i benefattori alla gogna!
Ricki non fa in tempo ad emetter suono che io spalanco gli occhi e aggrotto la fronte come se già stessi corrispondendo un megagalattico Ciao! di Francesca che in realtà sta nervosamente rilegandosi il foulard verde con piccole barche a vela che porta al collo e guarda al di là della sua spalla, come se una persona che cerchi avesse più possibilità di saltar fuori dalla macchinetta dei gelati che dal portone d'ingresso. Con lesta mossa di gamba dribblo l'ultimo accidente della mattinata e mi fiondo verso di lei come una bimba con la tata, prendendo quel tanto di distanza che serve per escludere del tutto Ricki dalla lunghezza d'onda della discreta voce della mia tutor. Mi vede ed esclama: "Che cavolo ci fai ancora qui, Stella?! Ti stavo cercando dappertutto. Il signor Sassetti è passato mezz'ora fa e per giustificare la tua assenza mi sono dovuta inventare che ti avevo mandato a prendere delle cartucce nuove per la stampante!"
Intanto per non perder tempo mi ha già tirato in ascensore. Lì si ricompone, e guarda i suoi stessi vestiti come se li trovasse all'improvviso stropicciatissimi, come se fosse stata lei e non io a correre come una disperata per venti minuti di fila. Si risistema ancora il fazzoletto... cioè il foulard e mentre guarda in alto nel vuoto, ed espira, sale nervosamente sulle punte e ridiscende per due o tre volte di fila come per tastare l'affidabilità dei suoi mitici polacchini numero 34 e mezzo, come un cavaliere dopo una lunga fuga dà qualche pacca al fido destriero per ringraziarlo e confermare il feeling tra loro. Però ti sfido a trovare un destriero con zoccolo 34 e mezzo!
Osserva sopra la porta, a destra, la targhetta col numero di assistenza dell'ascensore e portata massima...che mi trovi ingrassata? Guarda sempre davanti a sè come se dovesse spiegare le cose a un' indefinita incompetenza che si cela nell'aria e non a me nello specifico. "E siccome lui si è messo a farmi vedere che nel cassetto di pacchetti nuovi ne avevamo dieci di nero e quattro set completi a colori, ho dovuto far finta che al quinto piano già mi avessero detto che ce li avrebbero presi tutti e che volevamo star sul sicuro. Oh che figura! E adesso se va a chiedere?"
Io nel frattempo mi sono ripresa dalla corsa e da quell'accidente di Ricki, e vedendola mi sono anche addolcita e calmata. Le dico:
"Non credo che Sassetti approfondirà la cosa, perderebbe mezza giornata per un'investigazione inutile. Comunque mi dispiace, davvero, non voglio che tu ci vada di mezzo. E' successo semplicemente che non è suonata la sveglia e nessun altro mi ha dato una scrollata per svegliarmi... Me la sarei vista io, al massimo mi sarei inventata di un guasto all'autobus o roba così... comunque grazie, Fra. Non dovevi".
"Corri in ufficio! Io vado al reparto grafica" mi grida lei, appena vede che siamo al terzo piano, e mi spinge fuori come in una gara di velocità di bob. Credo non abbia ascoltato neanche una parola di quello che le ho detto, proprio geneticamente non può pensare che non può far andare tutto lei in quel complesso macchinario che è la Capitola Editore.
Mi ritrovo davanti al mio ufficio, che poi non è proprio il mio ma è semplicemente l'ufficio in cui lavoro. Oltre a Francesca vi nidificano infatti tre interessantissimi esemplari di Megachiroptera Pteropodidae...

venerdì 22 agosto 2008

2 - Signore e signori, ecco a voi l'inarrestabile Ricki

Ci mancava solo questa.
Mi volto cercando di mantenere l'atteggiamento da donna che si stima a prescindere da ciò che le casca sulle spalle, avesse anche un palesemente ridicolo set pieghevole da pic nic che sbuca dalla ventiquattrore. E invece le zampette snodate del tavolino da pic nic che per fortuna non c'è adesso me le sento tutte nelle costole perchè davanti a me c'è davvero lui, il rompiballe dell'ufficio selezione del personale dal quale cerco di nascondermi da ormai due mesi. Signore e signori, ecco a voi l'inarrestabile Ricki.

Il fatto è che io con lui sono stata molto... 'gentile', sì, e quando si è troppo 'gentili' spesso ci si rimette. Anche Bea mi dice che devo imparare a usare questo termine quando parlo di questo tipo di conoscenze... quando devo rendere conto a mia madre del perchè ogni due mesi cambio numero di cellulare, per esempio.
E del perchè il portinaio quando lei passa a trovarmi le dà sempre da consegnarmi dei pacchi di lettere che qualcuno mi lascia quando non ci sono mai.
E del fatto che a casa è capitato che arrivassero mazzi di fiori con 'gentili' biglietti di condoglianze.
E di quando Suor Assunta alla pesca dell'oratorio ha alzato con le consorelle e le vecchiette organizzatrici un applauso ai miei genitori "che hanno saputo crescere così fermamente la loro figlia nella fede da portarla a farsi sposa di Cristo, creando così un esempio per tutti i giovani annoiati".
E di qualche altro particolare che francamente mi sfugge... è che io ho cercato di spiegare alla mamma che è la vita moderna, che la privacy è un terno al lotto e se un giorno riesci ad andare a fare una lampada senza che l'apprendista estetista vattelapesca lo vada a spifferare alla tua vicina d'ufficio che va anche lei lì in pausa pranzo, bè il giorno dopo il mondo moderno si fa sentire in forze, e via dati personali che creano storie avulse dalla realtà da cui partono, e via e via e via. Vai a starci dietro, se ci riesci. La verità è a monte: oggi non c'è più privacy. Vaglielo a spiegare tu a mia mamma.

Sulle labbra programmo una mezzaluna 'cordiale' e anche un pelo appassionata se posso ammetterlo, e pronuncio un lunghissimo "Ciao, Ricki!", cui aggiungo anche un cordialissimo "Caspita, come lavori. A quest'ora già la prima pausa?" disegnando lentamente col mento un bel semicerchio di stupore in rima con la mezzaluna. Però dopo questa frase qualcosa mi dice che non mi è uscita proprio da dio...
Lui a prima vista ha lo sguardo teso, come se nelle mie parole trovasse qualcosa di non adatto diciamo, e meditasse qualche domanda fuori luogo; poi però - tempo un secondo e mezzo - mi fissa negli occhi e qualcosa della sua determinazione crolla... vedo che rinuncia a sputare una qualche frase insensata che deve aver rimuginato a lungo. Incrocia le braccia mettendo le dita sotto le ascelle e apre la bocca per dir qualcosa gettando un attimo lo sguardo a lato. Tempo di scollegare le orecchie dal cervello quando, per fortuna, anche stavolta mi salvo.

mercoledì 20 agosto 2008

1 - Ciao Stella!

Sto correndo a più non posso, più di così non ce la faccio, ho il cuore in gola e mi sento Ben Johnson nei bei tempi andati... sì, dico 'nei bei tempi andati' perchè non è che sia proprio un'espertissimissima di sport o atletica o corsa - ooooh che figura: a che insieme di cose ci si riferisce in questi casi?? - però quando ero piccola ricordo il tipo del tg che gridava come un dannato quel nome - Ben Johnson! - con la fronte sudata, e nello schermo la scena di questo tipo con gambe che vanno come pale di mulino e...e... io lo trovavo esaltante, tutto così nero e lucido tra l'altro, anche se i miei non ne sapevano niente...vale come cosa, no? Quindi, a maggior ragione: ccccàavolo se sto correndo! Mi esalto per un attimo.

Però però, calma. Anzi, rabbia! E' colpa di quella maledetta Giuliana quando mi dice che ci penserà lei a svegliarmi, sì sì sì sì, proprio vero: se non era per il pappagallo urlatore del vicino ero ancora ad alluci all'aria. No no no no: di lei non mi fido più, non me la dà più a bere. Ma tanto adesso?

No ma non è che io son scema a pensare: la verità è che la verità è a monte: vaffanculo a me che ho ascoltato quella semisconosciuta con le belle treccine bionde e l'alito profumato che ho incontrato al corso di Francese. Sì, a monte. A proposito, la cosa che mi ha colpito di quella lì non è una cosa piacevole, ma neanche giornalisticamente condannabile: è semplicemente che aveva l'ascella con lo stesso odore dell'alito... voi lo troverete strano, grottesco se ci si pensa, sì...ma io trovo che sia di quel grottesco che quando non hai ancora capito che lo è ti coinvolge nelle cose e solo dopo tu capisci che ti sei messo ad avere a che fare con degli sfigati. E vai nei casini. Sì è così. Alito e ascella che si richiamano ma nessuno dei due in fondo ha l'odore che gli compete.

La tizia - che un nome ce l'ha e che si chiama Sofia - è la tipica ragazza di buona famiglia che arriva con i vestiti pulitissimi, i capelli lucidissimi e i denti puliti, e che ha anche un bel portamento e un'espressione sicura di sè. Ma ha quel qualcosa che si porta dentro, che non è proprio in linea con tutta la fighetteria che la sua famiglia vorrebbe farle esprimere... come dire: questa l'hanno di certo portata ancora in passeggino alla prima lezione di danza, sì me l'immagino quando la sbarellano e la lasciano lì sul parquet della palestra che questa a stento cammina, e pure, secondo copione, ne va orgogliosissima; ma la natura è più furba, e trova vie insperate. Per cui tiè!! Le viene il fiato che ha l'aroma della sua stessa ascella profumata.

Insomma, la verità è a monte e non dovevo ascoltare questa Sofia quando mi disse: - "Ho un'amica che cerca un posto per frequentare l'università, ti ci troveresti così bene!" - Sì, come il succo di melone nel purè. Poi vi racconterò di questa che mi hanno rifilato - no, anzi, la verità per cortesia: me la sono rifilata io - in casa.
Ora non ho tempo di raccontare: ormai sono arrivata al lavoro. Riesco ad arrestare le gambe che vorrebbero richiudersi come uno di quei set tavolino-e-seggioline da picnic che si invidiano sempre ai vicini di grigliata ma che fanno pena quando si vedono nelle svendite al supermercato. Dico alle mie gambe che non si può e faccio per entrare nel palazzo con nonchalance, ma mentre inizio a fingere che l'affanno sia solo profonda inspirazione-espirazione da palpabile autostima, sento alle mie spalle la voce più mefitica della città che mi dirige un suadente: -"Ciao, Stella!".